“Quarantuno nuovi negozi in sei province, luoghi storici del commercio che in Lombardia rappresentano un patrimonio che vogliamo continuare a valorizzare e sostenere, perché sono punti di riferimento ed elementi di attrattività per i centri urbani. E poi perché dietro queste insegne molte volte ci sono storie di vita significative, che raccontano l’identità regionale e un modo di fare attività economica in grado di durare nel tempo, nonostante la crisi e i rapidi cambiamenti imposti dal mercato“. Con queste parole, Mauro Parolini, l’assessore al Sviluppo economico della Lombardia, ha annunciato il recente riconoscimento e l’inserimento nel Registro regionale dei luoghi storici del commercio di 41 nuove attività nelle province di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Milano, Monza e Brianza, Pavia e Varese.
Musica per le mie orecchie e gioia per i miei occhi!
Immersi e stretti come siamo, a questi lumi di luna, fra negozi che chiudono e sistema oligarchico di produzione e distribuzione, leggere notizie del genere mi conforta e mi conferma la bontà del progetto che sto portando avanti con la mia project manager.
Riporto qui qualche altro dato per inquadrare il contesto, aiutandomi con questo articolo.
“Milano e la Lombardia hanno un ruolo di guida nel Paese per la storicità delle imprese, con rispettivamente 11 mila e 20 mila ultracinquantenni su circa 70 mila, secondo i dati della Camera di commercio di Milano“.
E altra musica per le mie orecchie e gioia per i miei occhi, leggendo dichiarazioni come questa:
“Le imprese storiche rappresentano una testimonianza della capacità di intraprendere che caratterizza Milano e mostrano una lunga capacità di durata. Sono inoltre elemento di attrattività turistica e costituiscono un museo diffuso in città che va valorizzato a livello internazionale” di Alfredo Zini, consigliere della Camera di commercio di Milano e coordinatore del Club Imprese Storiche di Confcommercio Milano.
E questa:
“Diamo un riconoscimento alle imprese anche artigiane che hanno contribuito alla crescita economica, in molti casi con imprese familiari attive da molte generazioni. Un’arte che si è trasmessa, si è conservata e non è andata dispersa e che ancora oggi in molti casi è alla base del buon gusto e della qualità del “Made in Italy” conosciuto e apprezzato in tutto il mondo” di Marco Accornero, consigliere della Camera di commercio di Milano e segretario generale di Unione Artigiani.
E’ come leggere parole che ho già scritto, sia pure diverse per sintassi, e in una veste ben diversa da quella degli amministratori pubblici 🙂
Io scrivo e parlo da life coach, e da figlia di commercianti di successo, che adesso sta portando avanti la missione di aiutare i negozianti e gli aspiranti tali nel percorrere la strada per ottenere a loro volta il successo dell’attività commerciale.
A mio avviso, l’iniziativa finalizzata al riconoscimento ed alla valorizzazione dei negozi storici nei centri urbani, quei negozi che hanno spento almeno le loro prime cinquanta candeline, è significativa per diversi motivi:
- da valore al vissuto e all’evoluzione della città, produce valore e stima per la professionalità acquisita nel tempo, unite a gentilezza, cortesia e scelta del personale appropriato;
- da valore al cittadino che mantiene la sua fedeltà sia alla famiglia proprietaria dell’attività sia al negozio. Una necessità per il cliente di ritornare a se stesso, riconoscendosi del valore, e di sentirsi parte e attore di quel vissuto dandogli l’orgoglio dell’appartenenza;
- il negozio diventa il punto trainante per altre attività che sorgeranno attorno, creando una forza contraria alla crisi economica. Inoltre, il negozio porta innovazione congiungendo attualità e storia perché queste due correnti si rincorrono come il giorno e la notte, non esiste l’uno senza l’altro;
- da alla città la performanza, un tocco di magia e di romanticismo, un sentimento di nostalgia per la “belle epoque” nonostante le controversie del sistema urbanistico, burocratico, politico, della vita della città stessa.
- offre piacere e punto d’incontro per i giovani cinquanta/sessantenni, una fascia di età che in questa epoca è in continua crescita con una voglia pazza di vivere.
Sono motivi che bene abitano (abiterebbero) in ogni angolo della nostra bella Italia.
Complimenti e buon lavoro all’assessore, agli amministratori regionali e locali ed alle associazioni di categoria!
Clara
P.S. Per la cronaca, attualmente nel Registro delle imprese storiche tenuto da Unioncamere figurano 761 aziende che vantano un esercizio ininterrotto dell’attività nell’ambito del settore del commercio da oltre cento anni. E che, in ossequio allo spirito stesso dell’istituzione del Registro, “hanno tramesso alle generazioni successive un patrimonio di esperienze e valori imprenditoriali“.
Ce n’è di che alzare i calici per un bel brindisi, sia pure analcolico!