Attraverso le mie esperienze ho capito che i fallimenti sono sempre questioni personali.
Ti chiederai cosa vuol dire che un fallimento è personale.
Di certo è personale prima di tutto perché non accade a tutti.
E perché non accade a tutti?

Si potrebbero dare molte risposte ai due quesiti, ma analizzando a fondo ed entrando nell’intimità dell’essere umano c’è da sapere che tutto ciò che l’uomo/donna fa, crea, immagina, sogna, progetta, viene dal suo mondo interiore.
Dalle sue emozioni, dai suoi sentimenti. Viene anche dalla sua educazione e da quello che ha imparato nel suo mondo esteriore, la famiglia, la società, la scuola, gli amici, i media…
Quindi, ricapitolando l’essere umano in realtà è formato da due mondi: quello esterno che gli dice cosa fare e come farlo e quello interno che vorrebbe fare le cose che vuole lui e come vuole lui.
A volte, anzi la maggior parte delle volte, questi due mondi sono in contrasto. Quello interno ha un’idea, crea l’immagine nello schermo mentale, inizia a smuovere tutte le energie per poter creare realmente quella immagine ma ecco che il mondo esterno inizia con il dire:
Ma cosa fai? Lo sai che non si può! Se non c’è riuscito lui figurati io! Per fare questo ci vuole quello e non posso averlo! E poi se non va bene?
Non parliamo poi degli amici o parenti nefasti che sono subito pronti a demolire ogni iniziativa che magari loro non hanno saputo affrontare o portare avanti.
Ad ogni frase di questo tipo la nostra energia diminuisce, ma abbiamo ancora dentro il coraggio di iniziare la nostra avventura e qui ci sarebbe già da verificare il grado di energia, quella che era all’inizio non è già più uguale, ora è diminuita quasi a metà. Ciò vuol dire che per metà ho dato spazio alla negatività.
Iniziare un’attività con l’energia a metà negativa non te lo consiglio proprio.
Se si è in questa situazione sarebbe meglio contattare un coach che riporta la persona ad essere ricentrata e ricaricata di nuova energia ripulita dall’inquinamento di energie perverse che come nubi oscure appesantiscono il nostro schermo mentale.
Come avrai già letto qui, queste forme appesantiscono la scena interiore fino al punto da farla cadere.
Trovato un buon coach e ritornata la buona energia ci si può permettere di iniziare a manifestare la nostra bella idea; sempre rimanendo centrati sulla nostra immagine e sul nostro entusiasmo continuiamo a migliorare costantemente fino ad ottenere il successo.
Proprio quel successo che non è arrivato a me all’inizio della mia vita staccata dal lavoro dei miei genitori.
Cominciò così.
Un giorno presi la decisione di separarmi da mio marito, con la convinzione di avere la mia famiglia pronta a sostenermi. Ne ero convinta visto che avevo rinunciato a diverse opportunità di lavoro che ardentemente desideravo, per continuare a incrementare il capitale di famiglia (grosso sbaglio, i figli non crescono sotto le ali dei genitori).
In effetti non è stato affatto un sostegno anzi è stato esattamente l’opposto.
I miei genitori, preoccupandosi che il loro capitale non venisse minato dalla mia separazione, preferirono vendere tutto l’ambaradan che insieme avevamo costruito ad una persona esterna piuttosto che a me.
Fu così che mi ritrovai con una piccola somma di capitale da gestire e le porte di casa di famiglia chiuse. Cosa potevo fare con quel denaro? Avendo una bimba dell’età di 11 anni non volevo un bar, troppe le ore di lavoro e non avrei potuto occuparmi di lei, quindi decisi di aprire di tutto punto una libreria & cartoleria.
Si, l’idea era buona ma la mia esperienza nella cartoleria non era affatto così e neanche per la libreria. Per di più venni chiamata dai miei genitori che erano venuti a sapere della mia decisione.
Non ti dico! Avevo tutti contro: mia madre, mio padre, mio zio… Tutti a dirmi che avrei fallito, che i negozi non portavano più guadagno e che tutti chiudevano.
Era il novembre del 1993.
Cosa pensi mi sia successo? Avendo ormai mezza demolita la mia aspettativa di successo, cominciavo a incamerare paure di ogni genere con l’aggiunta delle fatture di forniture esagerate e una clientela che dovevo ancora farmi.
Insomma, alla fine ripetei gli stessi identici errori di mio padre…
- acquisti inutili ed eccessivi,
- sconti troppo alti per far contento il cliente,
- pagamenti ritardati da parte dei clienti…
Papale papale avevo ripetuto lo stesso schema di mio padre… (vuoi vedere che, forse, avevo integrato il suo modello, avendo assistito alle liti familiari abbastanza animose? Anche qui ci sarebbero domande da porsi, ma è un altro capitolo, e magari ne parleremo un’altra volta).
Tre anni dopo chiusi i battenti, non sono arrivata al fallimento pubblico ma al fallimento interiore quello sì.
Per un periodo di tempo e devo dire anzi per qualche anno ogni volta che vedevo una libreria-cartoleria piena di merce, non vedevo la ricchezza della scelta ma vedevo le fatture e sentivo un colpo alla bocca dello stomaco.
Sono passati 24 anni dalla chiusura di “Fulcro”, quel bellissimo negozio di cui ancora oggi alcune persone parlano ricordando le belle vetrine e le idee creative che avevo nell’esposizione e nel vendere oggettistica fuori dal comune.
Ma queste idee creative non bastavano per continuare a tenere il negozio, non era neanche colpa delle persone perché loro erano il riflesso del mio mondo interno con tutte le mie paure e le mie debolezze da capire e superare…
La luce si è accesa dopo la chiusura del negozio, dopo la mia caduta interiore, dopo l’analisi dei miei sentimenti e delle mie convinzioni.
Sai, molte volte nella vita pensiamo di essere umili, buoni, generosi… In realtà queste sono soltanto coperture di un orgoglio nel voler dimostrare ai nostri genitori che valiamo, alla nostra famiglia che siamo una persona affidabile, qualcuno di cui ci si può fidare.
La vera umiltà è subito dietro tutto questo umiliarsi e quando la si percepisce la si sente nel cuore e negli occhi.
E’ questa umiltà che risveglia il carisma e richiama le persone a te.
Si impara dalle nostre cadute se si ha voglia di andare oltre le barriere dei confini che gli altri mettono alle nostre menti illimitate, ai nostri sentimenti infiniti, alle bellezze delle nostre anime.
Ah dimenticavo! Questa analisi è durata tre anni e nel segno dell’umiltà mi sono ripresentata ai miei genitori suonando alla porta il giorno di Natale del 1996. Non sopportavo più il silenzio dei cuori, quel silenzio che parla che tormenta e che non lascia spazio al sonno.
Ho lasciato scivolare via quell’orgoglio che pensavo di non avere, quella prepotenza che non vedevo, ma c’era proprio tutto ed era molto mascherato dietro il pretesto di voler avere ragione. In realtà non è l’aver ragione che cerchiamo ma l’amore che troviamo in uno sguardo in una carezza in un gesto.
Auguro a tutti di lasciare andare le maschere che ogni giorno indossiamo e che a volte non sappiamo nemmeno di averle, per trascorrere ogni giorno il nostro Natale d’amore. Sì, ogni giorno, perché ogni giorno si nasce e si rinasce sempre eternamente.
Che il tuo successo sia la tua felicità,
Clara
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