“Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, amare il proprio lavoro… costituisce la migliore approssimazione concreta della felicità sulla terra”.
-Primo Levi, in Chiave a stella (1978)
In questi giorni che tradizionalmente sono quelli del rientro in città dalle agognate ferie estive, il mio pensiero è volato a qualche anno fa, quando per la prima volta ho sentito dire la parola faticare al posto di lavorare.
Mi trovavo nelle Puglie, per un seminario, e stavo gustando il primo caffè della giornata con una deliziosa brioche, che quasi mi andarono di traverso!
Nel bar c’erano degli operai, ed uno di loro annunciò agli altri: “Ora vado a faticare“.
Mi si chiuse la bocca dello stomaco, questa espressione suonava strana alle mie orecchie ed allora ne chiesi il significato al barista. Naturalmente, lui mi spiegò che voleva dire “vado a lavorare“.
Subito mi assalì una sensazione di stanchezza e di pesantezza, e come sempre la mia mente ha fatto immediatamente delle connessioni sul perché il lavoro non sia considerato una ricchezza o un benessere ma è inteso come:
- fatica,
- dovere,
- peso,
- un tirare avanti per forza d’inerzia…
E ancora:
- stancarsi,
- sgobbare,
- spossarsi,
- esaurirsi,
- soffrire,
- sudare,
- sforzarsi,
- penare.
Il fardello evocato da quella espressione usata dall’operaio ebbe effetto anche su di me. Mi sono sentita subito stanchissima, con l’umore sotto i piedi e con un punta di voglia di tornarmene a letto finalmente a riposare…
La mia giornata era già finita e rovinata, in più era come se dovessi subire un’umiliazione.
A questo punto mi sono domandata: “Come è possibile che fra tutti questi cittadini intelligenti nessuno abbia mai pensato al potere demoralizzante e distruttivo che ha questa parola?“.
Ho scoperto inoltre che questo vocabolo è diffuso in tutto il sud Italia.
Lavorare non è sinonimo di faticare!
Certo, non lo nego, esistono lavori e mansioni che possono costare della fatica fisica, e pure mentale…
E’ pur vero che la parola “lavoro” deriva dal latino labor (fatica), da cui a sua volta deriva laborare (operar faticando).
Non dimentichiamoci però che la radice sanscrita di labor è labh- che in senso letterale significa afferrare, e in senso figurato orientare la volontà, il desiderio, l’intento, oppure intraprendere, ottenere. (1)
E allora… Immagina che al posto di dire “vado a faticare” io dica “vado a produrre o a prosperare“…
Come mi sentirò pronunciando queste parole?
La parola produrre già ti mette in azione, ti sveglia, ti da la carica e la voglia di agire, muoverti per… o verso…
Ecco alcuni sinonimi:
- creare,
- generare,
- dare,
- fruttare,
- fare,
- elaborare,
- costruire,
- realizzare…
Anche la parola prosperare da subito l’immagine di:
- guadagno,
- ricchezza,
- abbondanza,
- crescita,
- progredire/rsi,
- potenziare/rsi,
- sviluppare/rsi,
- migliorare/rsi,
- essere florido/i…
Quando si produce e si prospera non ci si stanca, anzi si ha sempre più voglia di crescere in creatività, in capitale, in intelligenza.
Non ci si sente stanchi, non ci si abbandona a frivolezze e a vizi che ci addormentano il cervello per dare la possibilità a che ci governa di fare la loro prosperità.
La parola lavoro è ormai consumata e intesa come sforzo, stanchezza e obbligo.
Un giorno ero in banca, aspettavo il mio turno quando è entrato un mio ex compagno di scuola che tutto felice mi disse: “Sai Clara, ho finalmente trovato un posto di lavoro!“. Io lo guardai un po’ meravigliata mentre che lui continuava: “Sai, la Repubblica Italiana è Fondata Sul Lavoro!“.
Immagini la mia risposta? “Ah si! Che peccato, pensa se la nostra bella Repubblica fosse stata Fondata sulla Prosperità e la Produttività?“.
Logicamente mi ha guardato come fossi una extraterrestre. 😀
Ne sono convinta.
Credo proprio che esistano vocaboli che ci inducono a schiavizzarci ed a portarci via l’energia e la voglia di fare con creatività, gioia e amore.
Auspico una bella riforma lessicale!
Se non per legge dello Stato da pubblicare sulla Gazzetta Ufficiale, che non sarebbe di facile attuazione, almeno a livello individuale potremmo farla a livello mentale, sostituendo nei nostri dialoghi interiori e interpersonali la parola economia con prosperità e la parola lavoro con produttività.
Buona riflessione,
Clara
(1) Definizioni riprese dalla dispensa universitaria Il lavoro nella storia, di cui suggerisco la lettura.